Secondo Cartesio c'è una conoscenza sensibile delle cose vicine, quella più immediata, come quella del mio stesso corpo che sarebbe difficile da mettere in dubbio a meno che non si sia pazzi.
Ma quante volte sognando ho creduto di avere la
certezza sensibile del mio corpo, e il tutto invece, non era realtà ma sogno? Quindi non possiamo
distinguere del tutto il sogno dalla veglia, perché anche quando sogniamo possiamo avere una sensazione forte
del nostro corpo. Quindi si può dubitare anche della conoscenza sensibile più
vicina.
In effetti tra sogno e veglia c´ é una differenza:
nella veglia è tutto nitido, mentre nel sogno tutto appare sbiadito e confuso.
Potrei dire che nel sogno non c'è evidenza e quindi ritenerlo falso: ma il
criterio dell'evidenza è valido ancora solo matematicamente e quindi non posso
usarlo anche per questo caso.
Non ci sono dubbi che due più due fa quattro? Il dubbio
non sembra possibile sulle conoscenze matematiche. Ma ora si introduce il dubbio iperbolico, un dubbio che si spinge all'infinito. Potrebbe esserci un genio maligno (il diavolettto) che si diverte ad ingannarmi, che mi fa
apparire vero ciò che è falso e viceversa.
(dubbio iperbolico è quello che raggiunge dopo aver ipotizzato l'esistenza di un "genio maligno" che ha il compito di ingannarlo su tutto, dunque con il dubbio iperbolico, Cartesio, dubita di tutto, lo estende ad ogni cosa divenendo così universale e raggiunto questo "stato" arriverà alla certezza indubitabile: cogito ergo sum: penso dunque sono!)
Il genio maligno però può ingannarmi su tutto tranne sul fatto che: io dubito che ci sia lui che mi inganna su tutto,e poiché
l'azione del dubitare rientra in quella del pensare, questo vuol dire che se io
dubito, penso e il pensare appartiene a un corpo che sono io stesso: cogito
ergo sum.
La verità del cogito ergo sum è evidente : e
l'evidenza era la prima regola del metodo da cui derivavano le altre regole:
quindi tutte le regole del metodo sono valide di una validità assoluta perché
sono uscite indenni dal dubbio assoluto.
Quindi il metodo e le regole sono valide non solo
per la matematica, ma appartengono a quella scienza assoluta di cui Cartesio
aveva ipotizzato l'esistenza all'inizio della sua dimostrazione.
Chi sono io? Cartesio ha dunque dimostrato che nel
cogito ergo sum c'è una identità di conoscente e conosciuto, cioè il fatto che io penso che sono ingannato
coincide con l'io pensato che viene ingannato, c´ è cioè una perfetta identità
tra l'io pensante e l'io pensato e quindi il dubbio scettico che dubitava di tutto tranne il pensiero, dubitava che all'idea
corrispondesse la realtà, la cosa pensata, è stato
definitivamente sconfitto. Cartesio ha una volta per tutte dimostrato che
quando si ha un'idea evidente questa corrisponderà
necessariamente alla realtà: appunto come accade con il cogito ergo sum (penso dunque sono).
http://www.filosofico.net/caesio.htm
« E
come potrei io negare che queste mani e questo corpo sono miei? A meno che ,
forse, non mi paragoni a
quegli insensati, il cervello
dei quali è talmente turbato e offuscato dai neri vapori della bile, che essi asseriscono costantemente di essere dei re
mentre sono dei pezzenti; di essere vestiti di oro e di porpora mentre son nudi affatto; o s'immaginano di essere
delle brocche o di avere un corpo di vetro. »
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« Bisognava
necessariamente che io, che lo pensavo, fossi qualcosa. E osservando che
questa verità,
penso dunque sono, era così salda e certa da
non poter vacillare sotto l’urto di tutte le più stravaganti
supposizioni degli scettici, giudicai di
poterla accettare senza scrupolo come il primo principio della filosofia. »
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http://www.filosofico.net/caesio.htm
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